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giovedì 25 dicembre 2014

Esame di stato: i soggetti

Esame di Stato: i soggetti

L’ansiosa: arrivi davanti alla fiera dove si terrà l’esame. E’ Dicembre, fa freddo e sono le 7.30 di mattina. Presumibilmente ti sei alzato alle 5 dopo una nottata in bianco…e davanti ti trovi lei. L’ansiosa Volponia. 

“ciao,sei pronto? Hai imparato a memoria le formule? Lo sai che noi civilisti ne dobbiamo imparare a memoria circa 20/25?”
“si Volponia, le so a memoria”.
Al che non soddisfatta di questa tua fredda risposta, noncurante di stare creando il panico continua. “Eh sai l’anno scorso è uscita la comparsa, quest’anno potrebbe capitare un bell’atto d’appello…hai imparato a memoria tutte le Cassazioni del 2014? Io le ho lette tutte, durante l’anno. E tu? E tu?".
“Si, Volponia le ho studiate, le più importanti almeno”. 

Nel frattempo Emaciato, il ragazzo più bianco e sfissato del gruppo inizia ad iperventilare. Goglione, gli dà il sacchetto delle merende, Emaciato ci respira dentro. Si sta tranquillizzando.

Sempre più infastidita Volponia attacca con la perla:”E la procura ce l’hai? LA PROCURA! QUELLA DEVI SAPERLA!”.

Chiamano il mio cognome. Devo andare.

Volponia non ha avuto la sua risposta, da lontano mi urla “LA PROCURAAAAA LA PROCURAAAAAAAAAAAAAA”. E viene circondata dalla folla. Emaciato vomita nel sacchetto.
PROMOSSA

Il Passeggiatore: sei già alla terza ora, quella fondamentale, hai appena iniziato a scrivere, hai i tappi alle orecchie e sei concentrato. Ma vieni distratto da uno strano personaggio itinerante.The walking dead. Ce n’è uno ogni anno. Lui passeggia, ininterrottamente per tutta l’aula, chiedendo i vari orientamenti, informandosi su quale sia la Cassazione più in voga tra i candidati. Non si siede mai,noncurante del fatto che i minuti trascorrono inesorabili. Passa, ti sorride, gli vuoi bene. Tant’è che ormai lo utilizzi per portare i saluti ai tuoi colleghi dall’altra parte dell’aula.
“Ehi ciao Biondello, salutami Rustica quando la vedi, è agli antipodi rispetto al mio banco, vicino ai bagni laterali a sinistra”.
“Ah certo”. Risponde Biondello. “L’ho conosciuta prima, è la compagna di banco di Volponia!”. “A proposito mi ha detto di chiederti se sai a memoria la Procura ad litem”
“Biondello dille di no”.
“ok, a presto!”. E se ne va, con il suo passo felpato, i commissari nemmeno più lo notano, anzi a volte va da loro e ci scambia qualche battuta. “Eh, questo si che è un esame ostico, chissà ai vostri tempi!”. In fondo non è importante la meta, ma la strada che percorri. Non è importante scrivere il proprio parere, ma conoscere gente, fare falò in mezzo all’aula e conoscere nuove persone. Sei un dannato ribelle Biondello. 
BOCCIATO.

Il rompi coglioni disperato: stai scrivendo la frase più bella della tua vita, poesia giuridica allo stato dell’arte. Un connubio di giurisprudenza, citazioni dottrinali, dotta ricerca di termini. Ma poi vieni interrotto da Goglione. 
“Ti prego ti prego ti prego ti prego aiutami sono disperato questo è l’ultimo esame della mia vita, non mi ricordo più niente, non ho capito nulla traccia”.
“Ok, dimmi quali sono i tuoi problemi, comunque non ti fidare troppo di quello che ti dico”.
“NON-TI-FIDARE-TROPPO-DI-QUELLO-CHE-TI-DICO”
Lo guardi con gli occhi spalancati, ha appena scritto la tua ultima frase, in bella. 
“No senti davvero, ti faccio un breve riassunto perché manca poco”.
“…-MANCA-POCO”. Ti guarda e annuisce. E continua ad annuire anche se non gli stai dicendo nulla”.
“Dunque io ho iniziato con un breve inquadramento sull’istituto del condominio, per poi passare all’approfondimento del caso e conseguente giurisprudenza n. __”.
“DAMMI IL TUO CODICE”. Esclama.
“Non posso davvero mi serve”
“DAMMI IL TUO CODICE, TI STRAPPO SOLO QUALCHE PAGINA!”.
“La tua è una richiesta impossibile, mi servono, non lo faccio per cattiveria”. Ti rigiri, lui sta piangendo. 
E pensi:”Mi dispiace davvero, è come tutti noi un disperato”. E mentre ti rigiri per aiutarlo lui non è più al suo banco. Sparito nel nulla. “Fatti suoi, io ci ho provato”. Ed è a quel punto che lo vedi, è di fianco a te, in ginocchio che ti copia i titoletti con cui hai diviso l’atto. Gli occhi iniettati di sangue e un piccolo rigolo di bava, la mano trema”. Lo lasci fare. Pensi sia tutto un sogno. 
La tua frase perfetta, il tuo capolavoro si trova nell’aree. Forse lo plasmerà Goglione.  
Dio Santo. 
PROMOSSO A PIENI VOTI (???)

Il mercante di derrate alimentari: inizi a mangiare la tua banana con uno sguardo da serial killer sapendo di aver perso ben 10 secondi preziosi quando da dietro l’angolo spunta Shylock. Ha tra le mani: due arance, un panino al prosciutto, dei ciucci di caramello, due mini twix in cima alle orecchie a mò di penna e un bottiglione da un litro di coca cola con i bicchierini. Ti passa di fianco:”Ciao, scambieresti la tua banana con una arancia? Ti regalo un po’ di Cocacola”. 
“No guarda ho appena iniziato e sai mi serve il potassio”. 
Nel frattempo si avvicinano altri tre avventori. Parte lo smercio. Sei incredulo ciò che sta accadendo non può essere reale. Guardi Goglione per cercare la sua approvazione ma ricevi solo l’indice implorante, vuole come al solito qualche informazione (Goglione se potesse ti suggerebbe il cranio che nemmeno una faina con un pollo). Il mercato si fa interessante e rumoroso. Si è ormai formata una calca, sembra che la gente non mangi da anni. L’unico che non scambia nulla è Biondello, ormai diventato compare di Shylock nelle sue peregrinazioni.
BOCCIATO ma ben nutrito

La gnocca sicura di sé: c’è un momento delle 7 ore ore in cui tutti diventiamo un po’ Goglione. Entriamo in panico per qualche istante, ci guardiamo intorno in cerca di un aiuto disperato. Che non arriva mai. Tutti tranne lei, Svevonia-dei-Laghi-Cisalpini. La bella geniale. Una postura composta, le sue mani non tremano, i capelli sono perfetti, le sue labbra carnose sussurrano articoli come un usignolo richiama il suo stormo. 

Nessuno riesce a scalfirla.

Nemmeno Volponia:” Sai Svevonia lo vedi quel coglione la in fondo che ti sta fissando da circa un’ora come un lupo mannaro? Si beh LUI NON HA IMPARATO LA PROCURA, ME L’HA DETTO BIONDELLO!”. E mi indica dopo avermi fatto un dito medio. Svevonia alza lo sguardo, mi guarda,sorride, guarda Volponia. E con nonchalance intona un sicuro"Ti avrà mentito, ora lasciami finire”. VOLPONIA FURIOSA MI INSULTA DA LONTANO, UNA SUA AMICA CERCA DI PORTARLA VIA MENTRE LEI ATTACCATA AD UN BANCO BESTEMMIA COME UNO SCARICATORE DI PORTO” (cazzo Volponia non sei normale). Svevonia, per un secondo alza lo sguardo, ancora, verso di me: sussurra da lontano una Cassazione azzeccatissima. Risolutiva. E continua con il suo scritto perfetto. 
Io ti amo.
PROMOSSA meritatamente

Il bombarolo: Ad alta voce esclami dopo 2 ore di lavoro:” oh, finalmente ho scritto un paragrafo che ha un senso”. 
“Si poi me lo passi eh!”. Esclama Goglione.
Ma poi arriva De Andrè, il bombarolo.
“Eh no, qui si parla innanzitutto di condominio, quindi devi trattare come prima cosa l’usucapione degli immobili, per poi passare alla normativa sull’usufrutto per poi ricollegarlo con l’art. 924 rubricato sciame d’api”.
Lo guardi, pensi di aver sbagliato tutto, il suo ragionamenti che apparentemente sembrava senza senso ora ti logora il cervello come un tarlo famelico, OH MIO DIO HO SBAGLIATO TUTTO. (Goglione nel frattempo sta stracciando all’unisono i suoi scritti). E come è arrivato sparisce senza più fare ritorno dopo aver lasciato una scia di morte ai suoi piedi ed un cratere profondo nella tua anima.
BOCCIATO E MORTO PER ALLERGIA AL MIELE

L’aiutante non voluto (che parla con il pluralis maiestatis): 
“ascoltami ascoltami presto!” Corre verso di me e si siede sulle gambe. 
“Ma scusa chi diavolo sei?”
“Non ti preoccupare, VOGLIAMO assolutamente aiutarti.  Nella NOSTRA ala PENSIAMO che si debba utilizzare la Cassazione Limoncello del 2013”.
“Si guarda, ti ringrazio, sto proprio utilizzando questa pronuncia”
“Si si aspetta però, ricorda che sul punto c’è un contrasto”
“Grazie, davvero, mi ero accorto, ho trovato anche la Sezioni Unite che lo risolvono”
“Si ma non è finita qui, è arrivato anche un interessante suggerimento sullo sciame d’api, NOI LO METTIAMO”
“Guarda secondo me non c’entra un cazzo ‘sto sciame di merda”.
E non ascoltandoti ti prende un foglio e inizia a scriverti degli appuntini. 
Parte la colluttazione. 
“Lascia stare il mio cazzo di foglio, non voglio il tuo aiuto”
“MA TU HAI BISOGNO DI NOIIIIIII HAI BISOGNO DI NOIIIIIII”. E si allontana camminando all’indietro con sguardo fisso. 
Mi rigiro affannato. “Poi me lo passi quell’appunto eh”. L'ho buttato Goglione. L'ho buttato.
BOCCIATI

Le sette ora sono terminate e finalmente esci da quell’inferno, che molti diranno essere stato: un giorno di formazione. Volponia imbufalita, viene portata via in ambulanza per un attacco d'ira insieme all’ormai stremato Emaciato. Biondello esce dall’aula con nonchalance, proseguendo nel suo viaggio on the road. Svevonia esclama un “uff, è stato un compito impegnativo”.
Ed io beh, mentre ricerco i post-it intonsi sequestrati all’entrata prima dell’esame per un non ben precisato motivo, forse per paura che mi mettessi a scrivere come Francesco Sole, me ne vado tra una pacca sulla spalla, qualche compagna che mi abbraccia e i miei mille dubbi.

Avrò scritto tutto correttamente? 

La mia calligrafia sarà leggibile?

La puzza di ascelle avrà impregnato gli elaborati con consuegente segno di riconoscimento? ("Oh-Oh-Oh ma questo è il puzzo di cipolla del Praticante Affogatooooo---frase da leggere con la voce di un Babbo Natale malvagio). 

Eppure di una cosa sono certo, non importa tu sia un disperato o una perfezionista della procura ad litem (per la cronaca, l’avevo imparata a memoria, Volponia non lo deve sapere), una volta entrati li dentro le certezze vacillano. 

De Andrè, Biondello, Volponia. Tutte facce della stessa medaglia. Giovani insicuri, come me, sopraffatti da un sistema lobbistico che ci vuole annichilire, frutto indecoroso di un’Italia sbagliata, quasi quanto la Cassazione Limoncello che fortunatamente non ho utilizzato”. “A-A-vevi detto che era perf-fetta-a-a-a”. Bela Goglione.
"Te l’AVEVAMO detto!"Esclama l’aiutante non voluto.
Mangiamoci su, non essere triste, vuoi una pera? Chiede Shylock.


A presto ragazzi, ora ne sono certo, siete tutti parti di me.





Ogni riferimento a persone o cose o accadimenti o quel che volete è frutto della mia fervida immaginazione da blogger. Non vi rammento l'art. 21 Cost. perchè dovreste conoscerlo meglio di me. E se non lo conoscete a memoria, beh forse è meglio dargli un'occhiata prima che Volponia lo scopra. 

martedì 25 novembre 2014

Pois viola

Le piacciono le mie cravatte!

A passo svelto mi dirigo verso la migliore boutique della città, sperando di azzeccare il colore anche questa volta. 

Le piacciono le mie cravatte!

La prossima sera sarà mia.

Le piacciono le mie cravatte! 

E mentre cerco nella mia mente un abbinamento tra un merdosissimo golf in cachemire comprato su internet e una giacca dalla dubbia trama vedo una giovane signora,una mamma.
È chinata per terra,sta raccogliendo con la mano impegnata dalla spesa una pallina colorata fatta cadere dal figlio. Che tiene con l'altra. Alza la testa,siamo a pochi metri di distanza. 

Mi blocco. 

Alza la testa. Anche lei si sofferma per un attimo. 

Un occhio livido e gonfio,come dopo un incontro di pugilato. Il colore è viola. Nonostante la pelle scura si nota moltissimo. E lacrima. Non lacrime di tristezza,ma fisiologiche, dovute al freddo e forse all’unguento cosparso sotto la palpebra. Ma il suo occhio triste è un altro, quello completamente aperto.
Ed ha un colore bellissimo.
Ma in quel momento è spento,dietro una patina di vergogna che non dovrebbe avere. 
Si sente umiliata. Si vergogna per quella tumefazione, ha paura di essere giudicata per qualcosa che lei non ha fatto ma che comunque fa parte del suo mondo.  

Un secondo lungo un giorno e ci fissiamo. 

Non c'è bisogno di dire nulla. Non provo pietà. Io odio la pietà. 

Provo rabbia. 

Le guardo anche il labbro ferito. 

Mi sale il sangue alla testa. È proprio vero,la violenza chiama violenza. Vorrei solo difenderla. Trattarlo nello stesso modo. Sbaglierei. Le farebbe ancora del male. 

Eppure qualcosa lo posso fare.

Metto mano al taschino della giacca e prendo il mio biglietto da visita,c'è scritto "Luca Di Nardo fantastico Legal Blogger". Sarebbe stato meglio Praticante Avvocato. Vabbè. 

Non faccio in tempo a darglielo che affannosamente sale sull'autobus. Mi guarda ancora. 

Tornerà a casa,li con lui,e io non potrò tutelarla in alcun modo. Penserà a cucinargli qualcosa di buono, "forse è solo arrabbiato perché non trova lavoro". Si abbracceranno e faranno pace,perché si sa,poi loro si pentono. Ora la lotta si è fatta amore. Ma,ne sono sicuro, durerà poco. 

Fino al prossimo spietato round. 

Ed eccomi davanti al negozio di cravatte. A lei piacciono quelli con i pois.

Ma in fondo... 

Chissenefrega delle cravatte. 

Si fottano i vestiti e i pantaloni all’inglese. 

La bacerò e la bacerò e la abbraccerò. E ancora la bacerò e la bacerò e la stringerò a me. 

Perché è così che deve andare. Mai alcuno scontro.

Se non quello morbido e ansioso delle nostre labbra.

giovedì 20 novembre 2014

Father&Son

Corriamo uno di seguito all’altro. 

E ti inseguo proprio come facevo da bambino. E copio le tue mosse. Acceleri e mi stacchi di un buon venti metri. 

Ma io ho una macchina da 250 km/h e tu un maggiolone degli anni ’70.

Eppure mi dai strada. 

La turbina pompa potenza nel motore ed in meno di un secondo ti sono attaccato al culo. Mi guardi dallo specchietto, i miei stessi occhi. Lo stesso azzurro,la stessa espressione. Metti fuori la mano e mi indichi di avvicinarmi, mi accosto in velocità. 

“Papà quando acceleri la macchina si impenna!”. 

“Non importa, fa fumo”?

"No. Beh a parte qualche fiammata!”

"E allora va bene!”

E riparte. E mi ridà altri 30 metri.

Potrebbe avere anche una Topolino degli anni ’50 sarebbe e sarà comunque un pilota migliore di me. 

Il legame c’è ed è indissolubile in quel momento. 

Cose che solo un maschio e suo padre possono capire. 

Non c’è storia, metto una canzone a paletta per darmi la carica e riprenderlo. L’elastico virtuale che unisce il suo paraurti al mio cofano si accorcia e ancora sono li con lui. 
Il braccio sinistro tiene il volante, ho indosso il suo orologio. Merda stasera sono lui. 
Affiorano tutti gli errori.
Ma in quel momento non mi interessano.

Prendi una curva ad una velocità spropositata, impossibile per quel catorcio che hai sotto le chiappe... ma la segui perfettamente, hai le palle, hai testosterone da vendere. Ma io sono tuo figlio, non ne ho di meno, anzi ora come ora emano potenza da ogni cellula.

Ora tocca a me affrontarla. Metto in terza, il retrotreno mi parte. Lascio l’acceleratore per un secondo e riprendo la curva sgasando. Le ruote riprendono aderenza. 

Ok. Mi sono cagato addosso. 

Siamo quasi arrivati, era da tempo che non mi sentivo così. 
No non siamo uguali, anzi siamo agli antipodi. Eppure una parte del mio essere è anche tuo.

Ma una cosa è certa, quella curva a gomito senza i tuoi insegnamenti non l’avrei mai presa così dannatamente bene.

lunedì 17 novembre 2014

Metempsicosi dei ricordi

Nel presente blog tutte le parole sconvenienti saranno camuffate con perifrasi di dubbio gusto.
Come al solito il racconto non si riferisce a persone, cose, bla bla bla, cani, gatti, bla bla, animali della fattoria, poeti e filosofi illustri, molluschi marini, giocatori di NBA degli anni ’90 ed eventi realmente accaduti. L’autore ha una fervida fantasia dovuta al suo stress cronico da utilizzo sconsiderato di codici commentati. Bla bla bla. 

Ti svegli, il giorno dopo e ci pensi. Come se non fosse mai cambiato nulla, come se fossi ancora un teenager, anche se hai 28 anni suonati.

16 anni. 

La guardavi passare nei corridoi, con le sue amiche, bellissime. I gioielli della terza ragioneria e lei il diamante che ti faceva correre a scuola con il sorriso. In ritardo come sempre. Eppure tu eri l’unico a cui lei sorrideva. Beh a te e al suo fidanzato, un principe Marocchino di 1.98 (che per privacy chiameremo Scottie Pippen).  Pelle nera avorio. Il più ricco. Il più bello. Inarrivabile. 30 cm all’attivo. E ti era anche simpatico, accennavi loro un mezzo saluto con la mano, masochistico, quando ti passavano vicini, ma loro non potevano nemmeno degnarti di uno sguardo, non eri nessuno. 

E la mattina, ogni dannata mattina ti svegliavi con una strana sensazione. Che non le saresti mai piaciuto. Fino a quella notte, in cui chiamasti il tuo migliore amico.

“Ciao Immanuel, hai il CODICE SEGRETO?”

“Ma Catullo... è l’una di notte porca "moglie del maiale",domani abbiamo anche la verifica di fisica, capisci, fisica!”

Per un non ben precisato motivo avevi 8 in fisica. Non avevi mai capito un "membro maschile", ma avevi 8. Misteri della vita. Potevi prendere anche 4,nessun problema”.

“Immanuel ce l’hai sto numero dè telefono o me devo arabbattà peccercarlo?” 

“Catullo, a parte che sai che odio quando parli in romanesco, che sei mezzo siciliano e mezzo austriaco e vivi in Pianura Padana, ma se intendi per CODICE SEGRETO il numero di cellulare di LEI…si ce l’ho. Mi sei costato un sacco di figure di Kopron, ma se è quello che vuoi. Beh ecco…333….ora dormi che domani mi devi passare tutti gli esercizi. Che poi come fai ad essere il migliore della classe in una materia in cui si usa esclusivamente la zona grigia lo sai solo tu”. 

“Immanuel, li mortè, grazie mille”. 


Dritto verso la tua scrivania, iniziavi a comporre le più belle strofe, il rifacimento di una poesia, in stile Rap. Odi et amo. 
Dovevi sorprenderla. In mano il tuo Startac e giù a digitare come un folle in piena notte. 

INVIO.

E si compì il miracolo. Il giorno dopo te la ritrovasti sulla porta della tua classe, appoggiata con la spalla sullo stipite. Ti scrutava, la mano sul viso, con un dito si picchiettava le labbra come per capire chi fossi. Un accenno di sorriso. Le sue amiche dietro ridevano, curiose. Eri riuscito nell’impresa della tua vita. Sentivi le orecchie bollire. Le voci  erano ovattate, non udivi nulla tranne che il tuo flusso sanguigno. Lei ti parlò, una frase, ti bastava . Ci eri riuscito, avevi distrutto il muro invisibile che c'era fra di voi. Saresti diventato il re del Liceo, di te stesso. Come nei film americani. Il bivio,eccolo!
Ma riusciti a distruggere ogni cosa…senza rispondere ti girasti dall’altra parte. Sentivi il suo silenzio dietro di te. Lo stupore sordo delle amiche. 

Non dormisti tutta la notte. 

“Immanuel, ciao sono io”.

“Catullo ……………………………………………….. (la bestemmia più lunga mai udita), sono le tre di notte e mi chiami a casa …………………………(scomodò anche un certo Ganesh), che cosa vuoi ancora?”

“Nun zo che ffà, ho sbagliato tutto, l’avevo in pugno, capisci? E l’ho lasciata andare via…”

“In mano al massimo ora hai il tuo Beagle (noto brigantino della Royal Navy ottocentesca). E comunque ora dormi, vedrai ne farai ancora di errori, ne farai in continuazione nella vita”.

Immanuel è sempre stato dannatamente saggio, da grande avrebbe  certamente intrapreso la carriera di filosofo. 

“No Immanuel non ne farò mai più”. Fu il patto con te stesso.

Cinzia,Pimpa,Rubia,Larga,Mattea, Pecorina,Ginepra,Luganega. Le donne che seguirono. Non facesti più sentire loro alcuna insicurezza. La promessa era mantenuta. 

Ma un dannato sabato...conoscesti LEI. Una nuova LEI. 15 anni dopo. Così dannatamente bella. E nonostante la tua età, tutte le tue storie, le tue donne, le tue sofferenze, tornasti ad avere 16 anni, e parlare delle stesse persone che odiavi dei luoghi che frequentavi e delle serate in discoteca. E ricominciasti a sbagliare ogni cosa. 

“Ciao Immanuel.”

“Ciao Catullo, lo sai che domani devo tenere una lezione all’Università degli studi di Pergamo sulla fenomenologia dello spirito,  e quel gran porco…………………………………………sono le 4 di mattina, ho come un di déjà vu”. 

“Avevi ragione ho sbagliato ancora”.

“……”

“Si, non ricordi?”

“…….”

“Me lo dicesti tu quella notte”

“……..”

“Avevi ragione, però ora so come fare! Loro amano gli errori. E io sono un maestro, cadrà ai miei piedi”.

“almeno lavateli a ‘sto giro, che non ti lavi da un mese abbondante".

“Grazie, ho basato la mia vita su una tua frase. Ma ora ho imparato, domani sbaglierò ancora e ancora”.

“Fa un po’ come te pare brutto squinternato, io me ne vado a letto. Però prima volevo dirti una cosa: ciò che è razionale è reale e ciò che è reale è razionale”.

Dannato filosofo Hegeliano.


Quanto ti voglio bene.

venerdì 7 novembre 2014

Fast & Furious

Sto camminando per strada e da un momento all’altro inizio a correre, ho in mano un codice, ma corro. 

La cravatta si sposta verso destra e con un repentino cambio di direzione verso sinistra, sono veloce.

Un labrador e la sua ricca padrona seguono il mio tragitto con il loro fare svogliato. Rido. 

Imbocco una stradina, sul muro un giovane graffittaro innamorato ha scritto a caratteri cubitali “stellina ti amo”, più avanti un giovane graffittaro redento aggiunge “stellina bocchinara”.

Cambio di passo, prendo una via in salita che mi porta al centro storico. 

Due ragazzine di 15 anni mi guardano e scimmiottano il mio passo. Gli faccio una linguaccia, si indignano. Mi dispiace avervi rubato la scena. Lo faccio spesso.

Non ho tempo di pensare, non oggi. Sto correndo come un pazzo senza una meta, ed è già questo un bel problema che dovrò risolvere al ritorno. Cambio la respirazione. 

Passo davanti all’albero dove ti baciai più volte. Ci sputo sopra e lancio una moneta contro il muretto adiacente. Atto apotropaico, quasi psicomagico. 

Sento il rumore, o meglio la soave musica di una Lamborghini che mi passa di fianco. Aumento la velocità nonostante inizi ad essere stanco, vorrei raggiungerla. Per un attimo sono più veloce di Lei. Il vecchio pelato alla guida e il figlio raccolgono la sfida, il loro sguardo diventa un ghigno: “siamo più veloci di te, lo saremo sempre”. Sono già all’orizzonte. Ma io mangio la strada con le mie gambe, non ho bisogno di nessun mezzo per correre veloce. 

E finalmente capisco il motivo della mia corsa, una fontanella verde, li a 50 metri di distanza, dove quell’estate ti bagnai dalla testa ai piedi con l’intento di rendere trasparente la tua t-shirt.

Inizio a rallentare

Dove ti dissi che ti amavo e che ti amavo e che ti amavo e che i nostri figli avrebbero avuto degli occhi meravigliosi. 

Mi avvicino sempre di più.

Dove ti strinsi a me per sentire il fresco dell’acqua e il caldo della tua pelle. 

Cammino.

Dove mi scostasti, con fastidio. 

Mi fermo.

Dove mi dicesti che volevi tornare a casa perché ti eri stufata. 

Immobile. 

Dove purtroppo capii ogni cosa, ma feci finta di niente prendendoti la mano.

Apro la fontana. L’acqua scende, non la bevo non la tocco, ho paura di sentire la tua presenza. 

E ora che cosa faccio? 

Potrei tornare indietro sullo stesso percorso dell'andata, con un pò di fortuna troverò un paio di merde che ho calpestato durante la mia corsa, riuscirò a trovare la strada di casa, come Pollicino. 

Oppure potrei chiamarla, per capire dove andare. Va bene lo faccio. Estraggo il cellulare dalla tasca ma goffamente faccio cadere il codice civile a terra. Si apre a metà, dentro dei fogli con il mio ultimo atto di citazione

Il tragitto che mi ha portato fin qui non è stato facile, con il suo saliscendi di emozioni e di prove.

Ma sono qui. Ed ho un atto in mano dannatamente ben scritto. 

Si fottano tutti, prenderò un’altra strada. 

Mi arriva un sms:

-"dove cazzo sei, è pronta la pasta”. 

"Ho preso un’altra strada!”

-"Ti sei perso?”

"Si all’inizio, ma ora so dove andare”.

-"Si ma muoviti perché qui si fredda”.

lunedì 3 novembre 2014

The Perfect Day

Ci sono quelle giornate di merda in cui ti rendi conto che nulla può andare bene. Un po’ come nella pubblicità della cioccolata ciobar in onda 20 anni fa. 
Ok, esci di casa e ovviamente ti rendi conto che la simpatica lampada che ti eri fatto il giorno prima ti ha procurato un altrettanto simpatico brufolo in un posto poco visibile, in mezzo alla fronte. Va bene, pensi. Se le persone sono superficiali sono cazzi loro, ho molto da offrire, sono un diamante allo stato grezzo (ogni tanto una citazione di Aladdin devo farla) ed un ponfettino non lo noterà nessuno. Attraversi la strada e vedi la tua prima fidanzata che ti grida “ ‘a Ganesh”. Cazzo c’entrerà poi ganesh. Ah, il pallino rosso che mettono in fronte le Indiane…il mio s-brufolo rosso... Che umorismo da bar. Però intanto ridi, la battuta ci stava. Culona del cazzo. 
Va bene, nessun problema una umiliazione può bastare. Ma è a quel punto che vedi la donna dei tuoi sogni, la dott.ssa Bigoli.Con nonchalance fai finta di nulla e inizi a leggere il cellulare, lei si avvicina, il cuore pulsa da sotto il Moncler. Ti saluta con un sorriso magnifico, la guardi ed esclami: buonasera. 

Figa sono le 9.00 di mattina. 

Come cazzo ti è venuto in mente. E’ a quel punto che ricordi le parole del tuo migliore amico immaginario modenese: venditi bene Luca, sei un cabarettista mancato. Lo sappiamo tu ed io (e basta).  

“Ah ah, oggi sono proprio simpatico, volevo fare lo spiritoso”. E sullo “Spiritoso” ti scappa la cicca dalla bocca che raccogli con un risucchio. Finissimo.  

Ok me te ne vai alla grande. 

La giornata trascorre con qualche corroborante figura di merda, ma ci sta. Sei decisamente un ignorante, cambierai, studierai da capo procedura civile, esame che all’Università hai forse letto una volta prendendo peraltro un sonoro 28. Come sia stato possibile te lo chiedi ancora. 

Esci da lavoro con la pioggia, le somiglianze con la pubblicità del Ciobar iniziano a farsi preoccupanti. Vedi una ragazzina con un k-way giallo canarino che raccoglie un gattino. “dove c’è Barilla c’è casa”. Ok hai le allucinazioni.  Corri verso casa sperando di non incontrare super viki o il venditore del GIRA GIRA GIRA SCEGLI ROTOWASH. Un signore in macchina si ferma e ti chiede l' indicazione PER IL MERCATONE DELL’ARREDAMENTO DI FIZZONASCO. Corri sempre più veloce mangiando mille tic tac e volete sapere perché è tutta naturale niente è meglio di te. Forse è ora di chiamare tua sorella, un po’ di psicanalisi non farà male. 

Ma è la parte finale della giornata che ti sconvolge. Tra i tuoi numerosi amici di Facebook ultimamente ha attirato la tua attenzione una ragazza che nemmeno conosci, ti sta simpatica. Strano ma vero. Non ci eri più abituato. La contatti così tanto per chiederle cosa stia facendo. E tra una conversazione e l’altra scopri che: conosce tutti i tuoi peggiori nemici, la sorella della tua ex, la zia la nipote e forse pure il cane. Peggio di così.

Desolato dal tuo essere così dannatamente sincero vai a letto, ma ti alzi, hai ancora un "certo languorino" allo stomaco. Ti dirigi verso l’anta dei dolci e in fondo tra un asfittico pain croute e una scatola di Tirlibibi intravedi una bustina Blu. Una miriade di emozioni si insinuano in quella tua testa bacata e ricordi quando tua mamma ti chiedeva, tornato da scuola, come fosse andata la giornata e tu rispondevi:”Oggi ho fatto molto casino e non ho capito un cazzo (e la stessa cosa ti capita dopo 25 anni)”. Per nulla felice lei ti rincorreva per casa lanciandoti qualsiasi cosa avesse a portata di mano (solitamente consistente in uno zoccolo) ma poi, una volta fatta la pace prendeva quella tazzona di latte con il tuo segno zodiacale e la riempiva di quella meravigliosa e profumata e artificiale cioccolata calda.

"Mamma è vero che oggi non ho capito un cazzo, sono scemo?"

"No, sei solo distratto”.

"Cosa mamma?" 

"Nulla dicevo che sei scemo.”

martedì 28 ottobre 2014

breve racconto psicologico


Mi tacciano di essere un blogger paratattico a causa di un uso esagerato di frasi brevi ma intense che suscitano nell’astante a seconda dei casi sgomento, lacrime, felicità e rabbia certamente nascente da una coda di paglia sintomo di bassa caratura morale ed un cervello assai poco fino, si come il sale, quello fino, che si perde tra le dita quando lo metti nella pasta e ti incazzi perché vorresti che fosse cucinata dalla tua donna che in realtà ora sta avendo uno scambio di opinioni assai profonde con un altro uomo dopo averti dato dell’immaturo ma è lei che non ti ha più scritto nonostante tu l’abbia cercata innumerevoli volte, anche mentre portavi a spasso il tuo cane che ad onor del vero è anche il tuo miglior amico, o meglio amica in quanto trattasi di una jack russell femmina dagli occhi neri, lo sguardo da “mò te fotto” ed una coda che taglia l’aria ogni volta che ti vede senza che tu le debba scrivere, fare regali, compiacerla e farla sentire apprezzata, ma mi raccomando raccogli le sue bagole per strada perché la municipale è sempre in agguato per darti la multa come quella domenica di luglio in cui passeggiavo con il mio sacchettino ripieno di escrementi e fui fermato in centro da un vigile che mi chiese cosa avessi li dentro ed io risposi che era un sottoprodottodelladecomposizionecaninadeicibialtresiddettamerdafumante e me andai con fare spavaldo, spavaldo come sempre mi sento quando penso di piacere alla solita ragazza che fa con me la scuola forense che si ripresenta ogni anno, ma in diverse forme, e più precisamente due anni fa era rappresentata da una morettona con la quarta di reggiseno, l’anno scorso una biondona con la quarta di reggiseno e quest’anno non ricordo nemmeno il colore dei suoi capelli ma certamente ha la quarta di reggiseno, indumento ostico, difficilmente toglibile in sede di copula in quanto presenta ben due ganci sicuramente uniti da un incantesimo Maya in quanto si apre solamente a seguito di alcune parole magiche che nella fattispecie sono “Amò ma come cazzo se toglie ‘sto marchingegno” e che una volta pronunciate danno il via ad una gran serata fatta di nulla specialmente se lei è passionale quanto un Polaretto Dolfin, da sempre il gelato più inutile della terra, contrapposto invece all’ottimo Winner Taco che con una gran mossa commerciale è tornato in auge per la felicità di grandi e piccini, da non confondere con i piccioni da sempre l’uccello più bistrattato dopo il mio in quanto portatori di malattie quali salmonellosi, brucellosi e, TADAM, pure l’Ebola come dicono i giornalisti secondo cui l’ebola viene trasmessa da ogni animale compresi gli uccellini migratori provenienti dall’Africa, tant’è che ora ho pure il timore dei cazzo di passerotti che in effetti mi hanno sempre guardato male ed ora che ci penso ne ho sentito uno tossire per la strada mentre pregava verso la Mecca in quanto Musulmano, si insomma, forse l’Occidente ha trovato il suo vero nemico e mentre ci penso e scrivo capisco che forse è ora di andare a dormire in modo da essere in forze domani mattina per un’altra delirante giornata ma prima ricordo a me stesso che tra donne con il ferretto, cagnette che amano, ex che non sanno salare la pasta e passerotti portatori di peste la vita scorre, come un flusso di coscienza.

mercoledì 22 ottobre 2014

Tournée

Mi guardo allo specchio. Non ho mai avuto gli occhi così stanchi. 
Penso al mio blog, a come è nato e a come si è evoluto. Volevo solo attirare l’attenzione di Lei che non si sa per quale motivo alla fine mi ha odiato facendomi sentire così dannatamente sbagliato.  E' da li che il blog è rinato, tutto mi era più chiaro. La sofferenza mi ha fatto evolvere, non cambiare.
E allora mi sono schierato verso ciò che ritenevo giusto con le mie incertezze e le mie certezze. 
Ragazzi che mi scrivevano raccontandomi i loro problemi. 
Non avrei potuto essere più felice.
Ma poi…qualcosa è andato storto. E ho sofferto e ho tentato di mollare. 
E ancora una evoluzione. 

Ma ora i miei occhi sono così dannatamente stanchi. 
Stanchi di vedere che nulla va per il verso giusto. 
Io e i miei innumerevoli corsi in preparazione all’esame e la consapevolezza di sapere ben poco rispetto ai principi del foro. 
Che è vero,forse.
Ma allora tutto ciò che ho fatto mi porterà al nulla?

Fra dieci anni diranno:" ma Luca Di Nardo?! Si,l’ipertricotico che scriveva quel blog, che fine ha fatto?
Ah ah, l’ho sempre detto che era un coglione nonostante si sentisse il giustiziere del mondo. Sempre a lamentarsi come i sognatori, un teenager di 31 anni!”. 

Ma nella coltre di nero fumo che mi avvolge e da cui non riesco proprio a scappare ho intravisto un piccolo spiraglio, delle parole inaspettate provenienti da chi meno te lo aspetti. 

“Luca fondamentalmente sei uno scrittore”. 

Avrei voluto rispondere che sono più un “pagliaccio di Corte”. 
Ecco magari un attore delle parole, faccio finta di saper scrivere. Forse anche i miei anni di studio e i miei anni di pratica fanno parte delle prove. Eppure il mio show non ha mai inizio. Ma nonostante tutto sono pronto dietro il telo rosso. In mente decine di battute ripetute fino allo sfinimento, sul viso un trucco bianco che inizia a colare e in piedi un teatrante in attesa di un sipario di boccascena che non si alzerà mai.  

martedì 14 ottobre 2014

Senza titolo

Ok (parlo alla mia coscienza) bisogna essere chiari. Lei sta con lui. Ama lui. E amerà per sempre lui. 

Vorrei solo poter dire che…

Ti guardavo spesso mentre mi parlavi, ma tu non notavi nulla. 

O forse non volevi.  

Sguardi che sfuggono all’attenzione di chi non vuole essere visto. 

E mentre mangiavo quel pezzo di torta al cioccolato e pere avrei voluto abbracciarti e dirti “Non capisci che sei tu quella che voglio?”.

Non quella pazza di Rossana, non quella spocchiosa di Laura, non quella stronza di Francesca. 

Ma le mie parole non riuscivano mai ad essere serie, lo sai anche tu, è la mia natura. 

E allora ti facevo ridere con i miei stupidi racconti e le mie assurde imitazioni.

E alzandoci ti guardavo e ti prendevo in giro e tu sorridevi, annichilendo ogni mio problema. 

Ti immaginavo con me in bici sulla mia Bianchina, chissà perché. Insieme in un equilibrio precario, con le tue meravigliose grida di paura, ma una paura controllata e sorniona. E nel tentativo di fermarci ti avrei sussurrato:”Perdona gli ingenui come me perché non possono controllare i loro sentimenti, si buttano a perdifiato in un’incontrollata corsa verso i loro sogni. Perdona i pazzi come me, perché amano senza capire cosa stia succedendo. Ma ti prego non farmi scendere ora perché voglio sentire ancora il mio petto che sussulta. E’ emozione pura e tu sei la mia adrenalina.
Poi una discesa. La velocità che aumenta, insieme attaccati ai freni e la sensazione di non poterci più fermare. 

Ma poi mi salutavi.

Tuo schiavo e rimanevo li fermo ad aspettare un messaggio.

Quante volte ti avrei voluto rispondere "torna indietro, fammi ridere ancora cinque minuti" ma…


tu stai con lui, ami lui e amerai per sempre lui.

sabato 11 ottobre 2014

Questo blog non s'ha da fare. Capitolo primo.

“Si, sua eminenza. Troppa rettitudine. Si, ho capito. Ci penserò io”. Il Griso non fece a tempo a chiudere la telefonata che...

Trin. Un sms. “Leggi il nuovo post. Si parla di libertà, libertà di pensiero persino! Questo sarà l' ultimo, lo puoi giurare”. Firmato D. Rodrigo.

“Oggi mi fischiano le orecchie, dannato acufene, dannato dottor Gargiulo, per colpa sua la mia ipocondria ha assunto livelli preoccupanti. Pensava tra sé e sé il giovane Renzo. 

“Lucia scendi?! Sono già le 22.30, ci impieghi sempre un’ora a prepararti, perdiamo anche il secondo spettacolo al cinema! Vabbè tanto sarà il solito film strappalacrime…se non fosse che la amo così tanto sarei andato a finire il mio ultimo post. A ‘sto giro pensavo di prendermela con la Lobbie dei rosticceri. Sempre pronti a rifilarti un vassoio di piovra a 19 euro al KG. La gente deve sapereeee!
Chissà cosa ne penserà  il consorzio dei venditori di rosticciana, forse mi invierà un esposto. Già lo leggo:"riteniamo che nella descrizione dei nostri piatti Lei abbia esagerato con le parole stucchevoli che non si confanno alla nostra unta categoria".

Lucia arrivò bellissima come sempre. Un’opera d'arte. Ma la sua espressione era dura, algida. 

“Ciao Lucy, cosa è successo?”

“Renzo mi sento strana, ho così paura di andare avanti…”.

“ Ti giuro che non ci sono altri uomini, ma la nostra storia deve terminare, forse un giorno tornerò”.

Lui non aveva fatto nulla se non amarla, dal primo giorno…da quando la vide danzare alla sagra di Metanopoli molti anni prima. 

La salutò, per sempre. 

La prima cosa che fece fu chiamare il suo confessore.  “Cristoforo, è finita!”. 

“Renzo sono le 4:00 di mattina, mi spieghi cosa stai blaterando?”. 

“Lucia mi ha lasciato…lei non mi amava più. Amava di più le sue insicurezze. La faccio finita”.

“Aspetta ti vengo a prendere, dove diavolo sei?”. Gridò Fra' Cristoforo. 

“Non lo so c’è puzza di bruciato qui, forse sono vicino al Tribunale della Santa Inquisizione”. 

Cristoforo conosceva perfettamente quel luogo. Si mise il saio, inforcò la sua motocicletta e sfrecciò alla volta di Renzo. 

"Resisti amico mio, non fare cazzate”… 


...to be continued...

Ogni riferimento a persone o cose è puramente casuale e frutto di immaginazione. I post non vogliono ledere la sensibilità di alcuno. L'art. 21 della nostra Carta Costituzionale sancisce la libertà di pensiero e di stampa, cardini inviolabili della nostra società e della nostra democrazia.

Game of Prones (il gioco dei Proni)

Finalmente sono soddisfatto, ora ho una schiera di Proni che segue assiduamente il mio blog in attesa di qualche post sconveniente.

Chi sono i proni?

Siamo tutti noi. 

Quando ci prostriamo davanti a chi riteniamo abbia il potere.

Quando non abbiamo il coraggio di rispondere ai nostri datori di lavoro che per l’ennesima volta ci umiliano.

Quando veniamo ingiustamente accusati di qualcosa ma rimaniamo passivi aspettando inermi il lento scorrere della vergogna.

Quando diamo del “tu" al venditore di incensi per strada e del" sua eccellenza" a chi di eccellente ha solo il conto in banca.

Quando tornando a casa da una giornataccia ce la prendiamo con chi dovrebbe essere la nostra prima fonte di felicità.

Quando passiamo intere giornate piangendo perché lei non ci scrive ma ci riprendiamo in un momento leggendo un suo messaggio (che di solito ha il seguente tenore “ciao, mi accompagni alla scuola forense di Milano/al museo di figueras/al concerto-del-nuovo-cantante-rap-dal-piglio-intellettuale-riconvertito-tale-D'AlessioGigi? ”).


Quando vediamo un branco di proni, illustri cittadini, che pasteggia alacremente tra risa e pacche sulla spalla con dei violenti ras della curva e non andiamo a dire loro: fate schifo. 

Io stesso ho fatto parte dei proni, anche se per poco, quando hanno fatto vacillare le mie idee tentando di calpestare ciò che in ITALIA si chiama libertà di pensiero.

Il problema è che maggiori sono i partecipanti e più il gioco dei Proni ha successo. 

Eppure qualcuno inizia a stancarsi.

E quando gli astenuti saranno più dei giocatori vedrete come tutto si farà più divertente.



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venerdì 26 settembre 2014

Mortimer il garzone dei morti

C’era una volta tanto tanto tempo fa, quando ancora i politici erano corrotti e le Lobbies esercitavano subdolamente la loro censura e il loro potere, un giovane apprendista becchino. Il suo lavoro consisteva nel caricarsi sulle spalle i defunti, metterli nelle bare, vestirli e addobbarli. 
Nelle retrovie gli anziani proprietari di pompe funebri lo scrutavano, attendendo il suo più piccolo errore per umiliarlo e farlo sentire inutile e sbagliato e fuori luogo. 
"No la cravatta va sistemata così, ci vuole più profumo, i fiori vanno sistemati in un altro modo”. 
Il ragazzo non si scomponeva, sapeva di mettercela tutta, sapeva di non essere in errore. 
Il suo fare così scanzonato, così libero non piaceva affatto. LUI DOVEVA TENERE UN RIGORE CHE SI CONFACESSE AL LAVORO DA BECCHINO. Si insomma, doveva essere un triste musone senza sentimenti. Eppure le anziane che piangevano i loro vecchi mariti si sentivano risollevate vedendolo, le sue battute non erano mai fuori luogo, la gente lo amava. 
Lo amava perché sapevano che quel posto da garzone dei morti se l’era guadagnato con fatica, con il sudore. 
Ma i giovani figli dei becchini, che avevano avuto il loro lavoro unicamente grazie “agli sforzi” (per non chiamarli in altro modo) dei propri genitori lo odiavano.

“Papà”, dicevano.“Perché Mortimer, il giovane garzone dei morti non raccomandato, è così ben voluto da tutti? Ci fa paura, lui svela alle persone come ci si comporta in modo retto, svela le nostre trame, non siamo abituati a un tal genere di cose”.

“Perché fa parte del popolo, e per questo motivo dovrà tornare da dove è venuto”, rispondevano i vecchi becchini. 

Iniziò pertanto nei suoi confronti una campagna fatta di avvertimenti, colpe inesistenti a lui imputate. Un mobbing subdolo e irrispettoso. Promanato da serpi attaccate ai loro troni di fine legno laccato. 

Il giovane non capiva che cosa stesse succedendo, si era sempre comportato nel migliore dei modi. Un giorno venne convocato davanti al capo dei becchini. 
“Ciò che stai facendo non va bene, tu lavori troppo in fretta, hai sempre il sorriso, la gente non vuol questo. Vuole vederti piangere. E così farai, te lo ordiniamo noi”.

Va bene. Rispose. Mi atterrò a ciò che mi dite.

Il giorno seguente Mortimer era li, faccia scura, sulle spalle una bara. Il suo vestito era nero, più nero di quello degli altri. Scoppiò a piangere.
I vecchi becchini lo videro, i figli dei becchini lo videro. 

Sulle loro labbra la soddisfazione.

Ma mentre Mortimer piangeva si avvicinò un bambino. “ Ma tu non sei il garzone dei morti, quello che ride sempre? Sai mia nonna mi ha raccontato che il giorno del funerale di mio nonno gli raccontasti una barzelletta, che passò il tempo a ridere e che le tirasti su il morale”. La barzelletta era la seguente.

Un dittatore, dopo aver emanato delle riforme estremamente rigide, scendette per strada per verificare come procedeva la vita del suo popolo e camminando incontrò un uomo.
"Buongiorno buon uomo, come va la vita?"
"Benissimo caro dittatore, però si sta fin troppo bene".
Il dittatore per nulla soddisfatto di tale risposta emanò riforme ancora più rigide e camminando tra la folla incontrò nuovamente lo stesso uomo.
"Allora buon uomo come sta andando la vita?"
"Benissimo caro dittatore, si sta anche meglio di prima”.
Il dittatore seccato emanò leggi ancora più crudeli, tanto che la gente iniziò a morire di fame. Passando tra le vie della città incontrò ancora il buon uomo.
"Allora come va la vita ora?"
"Benissimo, mai andata meglio!"
"Ma come sarebbe????"Rispose infuriato il dittatore. "La gente non ha più nulla da mangiare, muore di fame tutti i giorni! Ma che lavoro fa LEI?"
"IO FACCIO IL BECCHINO".

Il ricordo della barzelletta, trasformò il pianto del giovane Mortimer in una fragorosa risata, i giovani-becchini-figli-del-potere guardavano i loro padri esterrefatti. 

I parenti dei defunti ad una così sana risata si fecero coinvolgere.

Il giovane becchino con le lacrime agli occhi, lacrime di felicità, guardò i vecchi ed i figli e disse loro:

"Potete sputarmi addosso, farmi paura, cercare di distruggere la mia carriera con metodi vili ed ignobili. Ma io ho dalla mia parte l’amicizia delle persone, la simpatia, la rettitudine.

La libertà di pensiero non può essere arginata, perché è ciò che ci rende liberi. Potete distruggere tutti i muri che volete. Anche quelli invisibili, ma non distruggerete mai ciò che io sono. 

Un giovane becchino che vi ride in faccia. 

Non è la morte che vi spaventa, con quella ci lavorate.  E’ perdere il potere che vi fa paura. 

E allora abbiate paura. 

Perché ce ne sono altri come me, che ridono.

E siamo molti. E saremo sempre di più.




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venerdì 12 settembre 2014

ἀνἀρχή

Avanti e indietro. Avanti e indietro. Sempre lo stesso percorso. Le zampe strisciano lasciando solchi sul terreno. Le unghie ormai consumate dagli interminabili chilometri percorsi in pochi metri. Si ferma e inizia a grattarsi senza sosta. Ma i movimenti non sono coordinati, vedi nei suoi piccoli occhi la follia.  Eppure lei è ancora viva, nel suo recinto. I bambini gli tirano del cibo nonostante l’avvertimento: non date da mangiare all’orsa. 
Chissà da quanti anni vive in quel parco faunistico alla cui entrata c’è scritto: gli animali amano la libertà. Mi viene subito in mente un’altra frase.

Arbeit Macht Frei. Il lavoro rende liberi. Dachau. Aushwitz.

Eppure anche io sono li. Alimento la schiavitù per far felice i miei nipoti. Ma questa è un’altra storia.

Non ce la facciamo proprio, tutto deve sempre rientrare in uno schema. Facile da essere controllato. Animali in recinti, animali in appositi spazi delimitati in natura. Ma poi quando il caos fa breccia, dobbiamo controllarlo. 

Un’orsa esce dagli ipotetici confini che NOI abbiamo creato, ma la natura non ha confini. 

Scatta la macchina pubblicitaria. Indignati da una parte, chi la vuole morta per la sicurezza di noi tutti dall’altra. Feticisti di foto macabre pronti a fotografarla e a postarla su Facebook.

Non posso che schierarmi anche io. Ma non posso alzare la forca e fare giustizia su chi l’ha uccisa. Posso solo inforcare" la penna" e scrivere. 

Mi viene spontaneo mettere a confronto le due orse. Quella rinchiusa e quella libera. 

La prima ancora in vita, perché soggiogata da un potere più forte ma SICURO. Fatto di calcestruzzo e fossati con fil di ferro.
La seconda morta, per “sbaglio”, dicono. Ha lottato però fino all’ultimo, si è fatta odiare perché non voleva vivere costretta. Nessun confine, nessun limite se non quello di essere se stessa. Di avere fame e cacciare qualche pollo, per allattare la prole. Anche mia cugina ha sempre fame perché deve allattare suo figlio. Ma lei va al market, di certo non le sparano. E fidatevi, anche lei è pericolosa quando ha fame. 

Da lontano ci arrabbiamo perché lei doveva vivere, ma nessuno, me compreso, ha alzato un dito. 

E ora cosa vogliamo fare? Beh, nulla. Come al solito. Qualche animalista andrà a manifestare a Roma. Non li ascolteranno. Gli daranno 80 euro a testa ed un portachiavi a forma di Yoghi, loro amano l’ironia. 

In questa storia non c’è un insegnamento positivo, l’orsa muore. Chi cerca la libertà muore, cazzo. MUORE. Chi vive secondo i propri dettami, muore. Chi si schiera contro l’ordine costituito, muore. 

Avanti e indietro avanti e indietro. 

Mi voglio immaginare che questa sera, lei, quella viva, senta nell’aria una brezza diversa. Più fresca e che profuma di bosco. E che per un attimo si ricordi millenni di libertà prima di ricominciare l'interminabile marcia nella sua ordinata e meravigliosamente finta prigione. 

martedì 9 settembre 2014

La mia vita è un Cabaret

“Luca, sono triste fammi ridere”.
Questo è il tipico sms che ricevo durante la giornata dai miei colleghi che stanno preparando l’esame orale per l’abilitazione alla professione forense.
Non importa che ora sia, non importa se poco prima li ho chiamati raccontandogli che mia nonna ha fatto un incidente durante le sue quotidiane sessioni di moto GP nel parcheggio del supermercato o se mio padre mi ha tagliato i fondi perché "è ora di andare a lavorare" (su questo condivido pienamente, il praticantato non è un lavoro…è volontariato). 
Ma la mia anima comica, che mi accompagna da sempre, non resiste alla chiamata. E attacco con le mie solite disquisizioni umoristiche.
Questo accade sin da quando sono bambino.

Recita di quarta elementare. 

Tutti i compagni di classe preparavano la scenetta da presentare l’ultimo giorno di scuola.
Tutti tranne me. 
Mi ero fissato di voler scrivere una storia e di recitarla. E, non so per quale motivo, decisi di riscrivere in chiave umoristica le gesta di Maometto.
Da cui il titolo:” La vera storia di Maometto”.
Di primo acchito, come sempre accadeva per le mie idee balzane, le maestre furono perplesse. Soprattutto perché ciò che uscì dalla mia penna (o meglio dalla  macchina da scrivere rubata a mia sorella) fu una commedia comica in cui ironizzare sulle gesta del Profeta Musulmano, paragonandolo a Rocky Balboa, facendogli ingoiare la pietra nera che si trova alla Mecca e facendogli raccontare una barzelletta politicamente scorretta riguardante San Pietro.
L’idea passò per il rotto della cuffia. L’approvarono.
In quel periodo, il mio essere già ossessivo compulsivo mi portava a mandare a fanculo mia madre poco prima di una verifica, prima di uscire di casa (ovviamente a bassa voce). Pensavo portasse fortuna (e ne sono tuttora convinto). 
“Ciao Luca, hai le merendine? Hai preparato i fogli di protocollo per la verifica e le penne replay?Bene, buona giornata ed in bocca al lupo”.
“Vaffanculo mamma" esclamavo tra me e me. E sorridendo saltellavo con la mia cartella della Scout verso la macchina di mio padre, che a finestre chiuse ermeticamente aveva già fumato un pacchetto di sigarette.  Forse avrei dovuto madare lui a quel paese. 

Arrivò il giorno della recita. 

I bambini, quelli normali, inscenarono "Pinocchio" di Collodi. "La Martina", mia compagna perfettina, si vestì da cazzo di fata turchina”. L'unico momento veramente divertente fu quando Marchino, che interpretava il Grillo Parlante, ebbe un attacco di sciolta davanti a tutti. Povero Marchino, una carriera stroncata dall'emozione. Oggi fa il gastroenterologo. I casi della vita.

Arrivò il mio turno.

 Per l’occasione mi vestii con un gilet che avevo usato precentemente ad un matrimonio. Ai tempi sembrava stupendo,oggi posso dire che era un pezzo di tappezzeria…
Presi il microfono e partii con la barzelletta raccontata da Maometto. Le maestre con gli occhi strabuzzati probabilmente si erano scordate ogni cosa. I bambini, invece, iniziarono a ridere a crepapelle, così fino alla fine. Corsero da me a fine giornata e mi abbracciarono. Ricordo ancora Eros, un bambino di 9 anni alto 1.70 dai capelli rossi, figlio del sagrestano, che mi chiese l’autografo e una copia del mio blasfemo elaborato.

Il giorno più bello della mia vita.

Poi in fondo al corridoio della scuola vidi mia madre, aveva le lacrime agli occhi. Lei che mandavo a fanculo già a 9 anni, pensando portasse fortuna. Lei aveva capito la mia unica dote. Aveva capito che in quella piccola testa di cazzo ipertricotica si nascondeva un dono, quello di far ridere le persone. Ricambiai l’abbraccio, la guardai negli occhi:”visto che insultarti di prima mattina serve a qualcosa mamma?”. Mi guardò perplessa, non capì. 

Ce ne andammo via mano nella mano. Sulla via di casa le raccontai un paio di barzellette sulla maestra di italiano dalla voce stridula che pensava di essere la “vera nipote di Papa Roncalli” (il Papa buono). “No Luca, lascia perdere il Papa. Per oggi basta, hai già dato con Maometto. Non scontentare tutte le religioni”. 


L’accontentai, per un po’. 

Nota: In molti paesi Musulmani (non necessariamente integralisti quali la Giordania) la blasfemia (degradare l'Islam o i sentimenti musulmani o insultare il profeta Maometto) è punito con la reclusione e il pagamento di una ammenda.


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domenica 24 agosto 2014

Vacuum

Ogni riferimento a persone o cose è puramente casuale e frutto di immaginazione. I post non vogliono ledere la sensibilità di alcuno. L'art. 21 della nostra Carta Costituzionale sancisce la libertà di pensiero e di stampa, cardini inviolabili della nostra società e della nostra democrazia.


Espressioni tristi. Sguardi vuoti. Abbassano lo spritz e riflettono. Forse il peggiore momento per parlare del futuro è durante un aperitivo.  
Io sono tra quelli con gli occhi vacui. Se qualcuno me lo chiede rispondo sinceramente: non lo so. Non so cosa accadrà. Vivere oggi non è per nulla facile, per noi. Si noi. Non voi vecchi. Noi. 
Ho incontrato una ragazza rumena questa estate, mi ha detto che noi italiani continuiamo a lamentarci. Giorno e notte. “Basta rimboccarsi le maniche e il lavoro lo trovi”. Probabile. Ma quale lavoro? “Ah beh io sono laureata in economia in Romania, a volte faccio la commercialista”. Certo, la commercialista. Non le ho spiegato che avrebbe dovuto fare un esame di stato qui da noi per poter esercitare la professione. Non importa. Non la ascolto più. 
Dovrei andare a fare il cameriere? 41 esami di giurisprudenza.
Dovrei lavorare in banca? 1 esame di economia su 41, non ci capirei un cazzo.
Dovrei fare film porno con in testa una go pro e venderli,magari porta a porta? “Salve signora, le interesserebbe un bel filmetto osé? Giuro è made in italy. “No guarda ho già comprato su media shopping dei video girati da attori cinesi, sono in 400, tutti su una donna”. Dannati cinesi, ci conquisteranno. 2 miliardi di micro peni sempre sorridenti.
E anche se diventassi (per sbaglio) avvocato?Ho assistito ad ogni genere di ingiustizia. Giovani avvocati “licenziati” perché i praticanti costano meno (direi zero). Giovani avvocati di belle speranze che aprono il loro studio in casa per contenere i costi: “Buongiorno, si accomodi in saletta”. “No dove va,quella è la lavanderia. Io intendevo in saletta da pranzo” “Ah già che attende, mi aiuti ad affettare le carote, le tagli alla julienne. Io nel frattempo finisco di fare il bucato che mio figlio ha lasciato diverse sgommate sulle mutande”. Ottimo. 
Futuro roseo hanno detto al TG. Il pil è aumentato dello 0,01%. Siamo ricchi. La disoccupazione giovanile però è al 47%. 1 su 2 ce la fa. Spacca le gambe al tuo vicino,gli prenderai il posto. Spera che il tuo vicino non sia Pistorius. Sono di acciaio e non è di certo una persona a modo. 
E intanto il Consiglio Nazionale Forense invece che occuparsi di cose importanti dichiara come illecito disciplinare chi si firma "avvocato p."  o "p. avvocato" (avvocato praticante, o praticante avvocato), potrebbe destare qualche dubbio interpretativo. Così tanto per mettere i puntini sulle i a noi giovani inutili pedine giuridiche. Della serie “Non tentate di fregarci giovinastri”. (CNF sentenza 20 Marzo 2014, n.41).
L’Avvocato Panettone non è per nulla contento. 

Gli sguardi sono sempre più vuoti. I miei amici-colleghi-sailcazzocomechiamarli con cui stavo consumando l'aperitivo se ne vanno,scappano in realtà (ma quanto cazzo corrono?). Non hanno voglia di sentir parlare un depresso ma realista rompi coglioni. 
Tra me e me canto una canzone, impressioni di settembre.”Sono solo un uomo in cerca di se stesso”.
O meglio di qualche certezza. Ma non ne ho. 
O meglio…”signore, il conto. Sono 30 euro, i 5 spritz dei suoi amici che sono corsi via”. 

Choosy di merda...

venerdì 22 agosto 2014

Mutande pitonate

Ogni riferimento a persone o cose è puramente casuale e frutto di immaginazione. I post non vogliono ledere la sensibilità di alcuno. L'art. 21 della nostra Carta Costituzionale sancisce la libertà di pensiero e di stampa, cardini inviolabili della nostra società e della nostra democrazia.


Il primo appuntamento generalmente è un mix di agitazione, frasi senza senso, parlare uno sull'altro, essere logorroico, non parlare affatto, guardare il muro, guardarsi in giro, fare apprezzamenti idioti (bei calzini), fare apprezzamenti sbagliati ("tuo nonno in foto è davvero prestante,si vede che ha fatto la guerra"..."è mia nonna" ), sputare, mangiare e sbrodolarsi, avere una mosca che ti segue, incontrare la propria ex, incontrare due ex, incontrare tutte le ex che probabilmente ti stanno cercando per pestarti, incontrare il tuo peggior nemico che ti sputtanerà davanti a lei in ogni modo possibile, incontrare l'ex dominus che ti manderà in posta a mandare una raccomandata ("ma io non lavoro più per Lei"..."Non importa vai lo stesso"..."Ok, corro subito"), ricevere la telefonata dello studio più importante di Milano che ti vuole proporre uno stipendio di 3.000,00 euro ma a cui tu non potrai rispondere, ricevere 14 chiamate dalla mamma che ti vorrà mandare all’esselunga (“ma mamma sono le 21.00, è chiuso”…”vai ugualmente”…”ok, corro subito”), ricevere la telefonata del proprio padre che ti suggerisce di mettere le mutande pitonate che ti aveva regalato per Natale per le “serate giuste”, come dice lui e sbadatamente mettere il vivavoce facendola scappare, incontrare per la seconda volta la propria ex (“figa, mi segui?”…”si certo, e vai a prendere mia sorella in aeroporto”…”ah ok,corro subito), trovarsi nello stesso pub della tua migliore amica che sta festeggiando il suo compleanno e trovare una risposta assurda (“Luca non avevi 40 di febbre?”…”il mio pene ha gli occhi infiammati, sono andato dall'oculista ”), farsi cacare in testa da un piccione, bestemmiare senza alcun motivo risultando un idiota (“Hai visto che cielo meraviglioso stasera?”…”********”...Art. 724 c.p. chiunque pubblicamente bestemmia, con invettive o parole oltraggiose, contro la divinità o i simboli o le persone venerati nella religione dello Stato, è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da 51 euro a 309 euro), tentare di baciarla sdentandola, tentare di accarezzarla mettendole un dito in bocca (fatto,non mi ha più scritto, chissà perché), perdere inavvertitamente un pezzo di dente non si sa come (celo, come direbbero i bambini con le figurine), incontrare un’amica che venendo verso di te colpisce un sasso con il piede finendoti in un occhio (giuro, anche se non ci credete ho anche questa), non avere il portafogli (successo diverse volte), avere nel portafogli un goldone che cade sul tavolo (“Ah cocca, che te devo dì”…mi perdonò, ma poi le misi un dito in bocca), farle vedere le foto dell’estate scordandoti che il tuo migliore amico ti ha inviato 100 foto porno, farle vedere le foto dell’estate e ricevere la notifica del tuo migliore amico che dice “Aoh, le hai messo sto cazzo de' dito in bocca?”, avere il vicino di tavolo che fa una puzzetta all’uovo marcio e guardarla negli occhi dicendole “non sono stato io giuro” (il conto grazie), parlare unicamente della propria ex e di quanto ti ha fatto soffrire, chiamarla come la tua ex più volte, chiamarla come il tuo dominus dall'inzio della serata ("Ciao Gustavo", "Gustavo mi passi il pane", "Gustavo hai una gonna magnifica", "Gustavo me la dai?"), scordarti come si chiama ed apostrofarla con un “Hei” o un “Oh,gioia”, parlarle unicamente di quella ragazza che dopo avertela fatta odorare tutta la sera (per me puzzava) sul più bello ha esclamato “ma che fai, siamo solo amici” (eject from the car), parlarle di quanto ti piaccia la carne, specialmente quella di cavallo e scoprire che è una cazzo di vegana-cavallerizza-hippy-mi-fumo-i-cannoni-e-vivo-in-pace-con-gli-animali-e-li-mortacci-tua-mò-m’è-venuto-lo-sbrano-ti-prego-dammi-un-cazzo-di-arancino-di-solo-ragù-con-un-tritato-de-pony.
E a fine serata guardarla negli occhi, teneramente e dirle: ti accompagno a casa, dove abiti? 
A Costa Volpino (km 70 da Bergamo centro).

Ma cazzo. 

domenica 17 agosto 2014

Nobiltà

Ogni riferimento a persone o cose è puramente casuale e frutto di immaginazione. I post non vogliono ledere la sensibilità di alcuno. L'art. 21 della nostra Carta Costituzionale sancisce la libertà di pensiero e di stampa, cardini inviolabili della nostra società e della nostra democrazia.


E mentre mi incammino verso il negozio di ferramenta del signor Pisciarelli (su suggerimento della signora Bocchini) per fare copia di un mazzo di chiavi,assisto ad una scena magnifica immediatamente distrutta da una agghiacciante.
Un ragazzo down (soggetto che giuridicamente è classificato come incapace naturale) cammina allegramente con il suo cagnolino. Entrambi hanno lo sguardo felice e si scrutano,l'uno per capire cosa voglia fare il proprio padrone,l'altro per controllare il comportamento del suo amico. Il piccolo Gianni (un meticcio dal ciuffo che ricorda quello di Morandi) dopo aver rigorosamente girato su se stesso regala al suolo una scultura marrone che avrebbe potuto appartenere ad un alano taglia xl. Penso "ovviamente il ragazzo non la raccoglierà". Invece accuratamente il giovane estrae dal suo zainetto una scopettina e una paletta. E quello sarebbe potuto essere un pranzo luculliano per stercorari viene raccolto in fretta senza pensarci due volte. È perfetto. Un connubio di amore verso gli animali, educazione ed ilarità.
 Senonchè si avvicina un gruppo di ragazzine appena diciottenni.
Carine, ben vestite. Cloni della collega Chiara Ferragni.
Vedono la scena, iniziano a ridere a crepapelle. Il ragazzo si avvicina a loro con la sua palettina farcita,strada obbligata, li vicino c'è un cestino dell'immondizia. Le giovani fanno un salto e gridano:"aaaaaah che schifooooooo".
Il ragazzo fa una strana espressione,si contrae e sorride. Un sorriso di vergogna. Sbatte più volte le ciglia e balbetta qualcosa. Dà uno strattone al suo cane,di frustrazione. Ma poi lo prende in braccio,lo accarezza,sa di aver sbagliato. Non deve avercela con lui. Continua per la sua strada.

Chissà cosa avrà pensato andandosene via. Forse che le ragazze avevano ragione,che lui è ridicolo tanto quanto il suo cagnolino dalla defecazione prorompente.
O che sono solamente delle stronzette viziate.

Una cosa è certa oggi l'anormalità non ha occhi tagliati e una camminata goffa, ma un visino pulito e una borsa di Hermès.

PS: i nomi sono tutti reali, questa volta.
Il Ferramenta, signor Pisciarelli, dopo aver copiato le chiavi mi ha detto di ringraziare la signora Bocchini per un non ben precisato motivo. Nomen omen.

giovedì 14 agosto 2014

4 polli fritti e una coca.E del pane bianco tostato.Liscio.

Ogni riferimento a persone o cose è puramente casuale e frutto di immaginazione. I post non vogliono ledere la sensibilità di alcuno. L'art. 21 della nostra Carta Costituzionale sancisce la libertà di pensiero e di stampa, cardini inviolabili della nostra società e della nostra democrazia.


Giustizia. 
Termine atecnico ,privo di un significato giuridico. Secondo loro. Secondo i professori. Secondo la crème accademica.  
E allora vedo Marcello,un mio grande amico. Ha studiato,si è sempre dato da fare,ma non trovando lavoro ha avuto un'idea coraggiosa,meravigliosamente pazza:cambiare. Investire soldi, molta fatica e molte speranze per aprire un chioschetto ambulante che vende panini. Qui nel centro Italia. Idea ottima,presupposti perfetti e tanta voglia di riscatto verso un paese che gli aveva chiuse le porte. A lui come a molti altri.
Ciao Luca, non vedo l’ora di partire, vedrai come andrà bene. Il primo panino venduto lo dedico a te! E mentre mi racconta come farcire un hamburger “alla sua miniera” ride perché è felice e ansioso ed eccitato per la sua nuova avventura.
 Ma Già dalla prima sera si palesano i primi problemi,non legati alla clientela. Quella c'era. 
Il problema era costituito da un sistema chiuso e anticoncorrenziale, così ancora ben radicato nelle nostre fondamenta che da li a poco lo avrebbe travolto come un'onda. Gli altri ambulanti lo osservavano accuratamente. Monitorato. Loro uniti come iene e furbi come sciacalli. Pronti a colpire. Ed infatti inizia il boicottaggio, verso i suoi prezzi vantaggiosi,la sua fame di rivincita sociale. Vengono allertati i carabinieri perché "qui tu nun ce puoi rimanè". Buttafuori delle discoteche si avvicinano al suo furgone, ormai visto come un pericolo che deve essere arginato in ogni modo, gli dicono di allontanarsi o ne vedrà delle belle. Minacce (art. 612 c.p.:chiunque minaccia ad altri un ingiusto danno è punito a querela della persona offesa con la multa fino ad euro 1.032. Se la minaccia è grave, o è fatta in uno dei modi indicati nell'art. 339 la pena è della reclusione fino ad un anno e si procede d'ufficio)

Lo chiamo: "ciao Marcè,come vanno gli affari". La sua voce però non era più quella dell'amico di sempre. Il timbro è stanco. La sua voce è fiacca,delusa. " voglio vendere l'attività,Luca mi boicottano. Tutti. Non pensavo fosse così. Me ne voglio andare,sparire per un pó. E poi si vedrà”. Gli spiego di non abbattersi, che qualcosa si può fare. 
Non può e non deve andare così. Cazzo no. Cazzo no. Vorrei poterlo aiutare.Vorrei scrivere al sindaco del PD,in qualità di suo legale e raccontargli di ciò che accade a chi si mette in gioco. Belle parole sui telegiornali. Rottamatori. Giovani alla riscossa. Vedrete cambieremo tutto. Eccoti 80 euro, ma dammi il tuo orgoglio, ci voglio pisciare sopra.

Giustizia,termine da cancellare dalle nostre menti, dicevano, i baroni con il culo nel burro. E tutti li ascoltavano e annuivano. Non io.

Giustizia, un meraviglioso termine atecnico. Che accompagnerà per sempre la mia professione. Il mio modo vi vivere. 

E che un giorno mi farà gridare insieme a Marcello: PANINIIIIIIIIIIIIIII !

venerdì 8 agosto 2014

Quant'è bella giovinezza

Ogni riferimento a persone o cose è puramente casuale e frutto di immaginazione. I post non vogliono ledere la sensibilità di alcuno. L'art. 21 della nostra Carta Costituzionale sancisce la libertà di pensiero e di stampa, cardini inviolabili della nostra società e della nostra democrazia.


E mentre raccolgo con il sacchettino i prodotti corporei della mia cagnolina (sentendo al tatto che probabilmente il giorno prima aveva mangiato troppe carote) scorgo quell’anziano. E’ li seduto tra molti altri, che chiacchierano di morte e partite di bocce. 
Ma non parla, è il suo corpo a comunicare e i suoi vestiti sembrano nati con lui. 
Cappellino blu con visiera, maglietta bianca con la scritta “oggi faccio il bravo”, ciabatte simil Birkenstock in realtà marca Cox o Madigan (che qui nelle Marche va per la maggiore).  Commenta con i suoi movimenti da bradipo incredibilmente eloquenti. 
Decido di scattargli una foto. 
Mi guarda. Nei suoi occhi così vacui ma ancora così azzurri vedo gli anni in cui il paesello sul mare profumava di pesce fresco arrivato da poco con le battane dei pescatori, di girasoli delle colline vicine e di grigliate cucinate sulla carbonella. 
Lo immagino giovane ed energico parlare e sognare con la vecchia puttana del paese (che esiste ancora e che ancora fa urlare agli ex giovani del muretto “se te pijo te magno"). 
Eppure lui è li inebetito, nessuna parola. 
Ma poi la magia. 
Sento dal campetto adiacente una voce: Attenzione! Una boccia cade oltre la rete di protezione, prende l’anziano sul piede. 
Questi si alza, sembrerebbe tranquillo a prima vista ma poi il mutismo cessa diventando un magnifico discorso così carico di significato, così diretto.
"Porca Madocina pez de cretin che non sei altro, te infil la boccia intel culo”.
Nike mi guarda, sembra abbia capito tutto. 
Il vecchietto inzia a rincorrere il maldestro lanciatore con una zappa utilizzata per appianare la sabbia su cui verranno disputati i tornei.
Ce ne andiamo, le urla dietro, la gente grida (Art. 588 c.p.: Rissa. Punibile da tre mesi a cinque anni).
Non so come sia andata a finire.

Un famoso scrittore poco tempo fa ha detto:” a volte è meglio prendersi a cazzotti, è molto più salutare e molto più vero”. Sono d’accordo. Dovremmo tutti prenderci a badilate notte e dì e bestemmiare contro quei dannati bastardi che invadono la nostra tranquillità a causa dei loro errori. 

giovedì 7 agosto 2014

Io ballo da sola

Ogni riferimento a persone o cose è puramente casuale e frutto di immaginazione. I post non vogliono ledere la sensibilità di alcuno. L'art. 21 della nostra Carta Costituzionale sancisce la libertà di pensiero e di stampa, cardini inviolabili della nostra società e della nostra democrazia.


La giovane lettrice di libri porno da spiaggia è sempre concentrata. 
Sorniona sfoglia avidamente le sue pagine emettendo saltuariamente cinguettii di piacere.
La giovane lettrice di libri porno è sempre tesa a difendere quello che sta leggendo. 
"Ma figuriamoci questo è un importante spaccato della società ed il tuo menefreghismo sull'argomento denota pregiuzi". 
Beh qualche pregiuzio sulla qualità dello scritto può anche venire, specialmente quando metà della storia descrive "camere dei giochi" stracolmi di palline colorate e oggetti d'intrattenimento, che qui per finezza chiameremo minchie vibranti. 
La giovane lettrice di libri porno è però la prima che non ha contatti con le persone,che non si interessa di conoscere qualcuno realmente. Troppo presa dall'emozionarsi per storielle dal lieto finale,solitamente raffigurante un coito. 
La giovane lettrice di libri porno da spiaggia è in ognuno di noi. Quando sbirciamo sui novella 2000 del parrucchiere,quando facendo zapping finiamo sul piccante retroscena della famiglia reale. 

Ora non ho più tempo di scrivere. È tardi e devo assolutamente terminare le nuove avventure di un certo MR. Grey. Nell'ultimo libro passa il tempo a farsi una Pippa. La sorella di Kate Middleton,ovviamente.

Nota Giurisprudenziale: Il Tribunale di Stoccola con una recente pronuncia ha affermato che praticare onanismo in spiaggia non è configurabile come reato.