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giovedì 26 giugno 2014

Sguardi attoniti


Dopo aver concluso la mattinata lavorativa, prima di pranzare, mi accingo come ogni giorno ad intraprendere la “passeggiatina” con il cane. Mi svesto degli abiti lavorativi, metto un paio di jeans strappati,una maglia con scritte imbarazzanti ed inforco i miei occhiali da sole. Si, insomma sembro appena uscito da un aperitivo. Si parte con la scodinzolosa Nike. Malauguratamente abito in centro, non molto distante dal tribunale, covo di studi legali. Ed è in questo frangente che, ogni giorno, incrocio un collega, trafelato, sudatissimo e sicuramente incazzato perché il dominus, anche oggi, gli ha estirpato quel briciolo di autostima ricaricata durante la notte. Mi osserva con sguardo attonito, quasi incredulo, occhi rossi di stanchezza da computer e disperazione. Sta sicuramente pensando: ma questo qui che cazzo fa durante l’arco della giornata, porta a spasso il cane e va da zara a farsi un giretto?! I suoi pensieri sono così palesi che quasi mi vergogno a salutarlo. Vorrei tanto spiegargli di come quel giorno un cancelliere mi abbia letteralmente percosso (è successo), di come facendo la fila per i decreti ingiungitivi sia stato superato da innumerevoli segretarie smaliziate, di come devo-finire-quel-dannato-atto ma non ne sono in grado e comunque non posseggo il dono dell’ubiquità. Di come molto probabilmente il mio dominus starà imprecando perché non sono ancora tornato e di come l’unica praticante che mi ha aiutato alle notifiche lo ha fatto unicamente perché conosco “Dragonio”, l’avvocato più fico del Tribunale (tanto non ci sta, tiè). Alzo la mano e soavemente gli dico “s-ciao”. Penserà che sono anche dislessico.  Ognuno va per la sua strada. 

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