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giovedì 5 febbraio 2015

I vestiti nuovi dell'imperatore

Ti giri e vedi professori. Che ti vogliono insegnare come si vive, come ci si comporta, quanto sei ignorante, che vogliono importi ciò che ritengono giusto o sbagliato. 
Vili denigratori dell'entusiasmo. 
Che ti umiliano, che ti avviliscono, che rendono ridicola la tua più grande passione, la scrittura nel mio caso. Per ora. Domani magari cambierò e inizierò a dipingere “cippe di minchia” come in quel film con Sordi.

Si perché è nella natura umana svilire qualcuno che ti sovrasta, che è migliore di te. Un rigetto, una paura intollerabile di essere accantonati.

Quando in realtà ciò che vuoi tu è solo esprimerti, senza primeggiare. 

E ridono quando accenni a quello che vorresti fare, ai tuoi sogni. Una risata che ti infanga che ti fa sentire come il re nudo.

Grandi conoscitori di numeri, nemmeno fossero Dustin Hoffman in Rain Man. 

Grandi conoscitori di arte, nemmeno fossero Daverio.

Grandi conoscitori di sesso, di ontologia femminile. “Non puoi piacerle perché è troppo per te”. “E’ fidanzata e in ogni caso lui ha un lavoro vero, tu fai il mantenuto che lavoricchia qua e la e che scrive cazzate sul suo blog”. 

Gretto pragmatismo che però attecchisce e germoglia nella tua testa. E inizi a pensare che si, forse è vero, è una pia illusione poter fare ciò che ami.  

E come ogni mattina, torni nel tuo studio, supplicando di trovare nuova linfa per continuare. Ma non riesci, i tuoi demolitori hanno preso il sopravvento. 

Ti fermi a pochi metri dall'entrata, non sai se andare avanti. 

Ed è in quel momento che li vedi, vicino al bar dove sempre si ritrovano per parlare e sparlare e sparlare. Annuiscono con sguardo da ebeti a “gente di potere della Pergamo bene", pendono dalle loro labbra e ridono drogati dalla voglia di emergere. 

Mi vedo in terza persona, dall’alto, quasi la ripresa di un Drone. 

Sorrido io ora. Saranno grandi conoscitori del diritto, dell’arte, della poesia, della fisica quantistica.


 Ma una cosa a loro manca, l’umiltà di andare avanti ed entrare in quel portone, senza chiedere niente a nessuno.