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domenica 23 agosto 2015

Matrioska

Ogni riferimento a fatti, persone, camioncini, donne, Stati sovrani dell'est con le palle è pura invenzione del presente blogger.



Torni da sola, da anni. Ogni sera. Scendi dalla macchina ed estrai le chiavi per entrare nel tuo portone. Mi saluti a malapena eppure ci conosciamo da quando siamo bambini. Ho sempre pensato mi odiassi finché un giorno ti sei fermata.
Ero in macchina e cercavo di scrivere un post alla stricnina. Avevo la bava alla bocca, così preso dal mio lato vendicativo.
Ti sei girata e mi hai sorriso. Non sei per niente il mio tipo. Eppure non sono riuscito a rispondere al tuo saluto, impietrito e con gli occhi sbarrati. Si sa, un latin lover non lo sono mai stato, sono impacciato e poco convincente con ogni ragazza. Per la cronaca una volta ho iniziato a tremare così tanto ad un aperitivo galante dall'aver versato tutto sul tavolo. Scusandomi per l'accaduto le ho sputato addosso. 

Un parkinsoniano dell'amore. 

Ma poi ho preso coraggio, il giorno dopo, quando tornavi a casa,sola, e ti ho chiesto di fare colazione insieme. La voce era rotta dall'emozione eppure tu sei rimasta impassibile. Mi guardavi negli occhi con uno sguardo severo:" ok, alle 8.30 sotto casa, puntuale mi raccomando". 
Come facevi a conoscere i miei ritardi? Lo sanno proprio tutti, pensai. 
E alle 8.30 eri li, penso. Io arrivai alle 8:49. 
Alle elementari mi capitò di arrivare in ritardo a lezione per colpa di un camioncino della Lactis (l'azienda che distribuisce il latte nella mia città). Andai dalla professoressa e le spiegai l'accaduto. "Eh si Luca, è capitato anche a me, quel Camioncino blocca sempre l'accesso della strada". Compiaciuto per l'essere stato creduto tornai al mio posto felice. Utilizzai quella scusa per 3 anni di fila, ogni giorno. Sia benedetto il pulmino del latte. 

Arrivai al bar:"scusami tanto ma sai..."
"Il pulmino che trasporta latte?" 
Già, hai fatto la scuola con me, eri nell'altra sezione. Ero certamente lo zimbello della scuola...
E tra una brioche e l'altra abbiamo parlato di ogni cosa. Persino delle tette della barista russa che ci serviva (e che un giorno sposerò). 
E poi: abbiamo afferrato all'unisono il cappuccino e ci siamo guardati.  Ancora quel sorriso. 
Ed io, beh stavo per avere il mio solito attacco. La russa rideva. "Dannuati italiani senza pualle,noi in Russia lecchiamo coglioni agli orsi". Sono certo stesse pensando quello. 
Ma tu misi una mano sulla mia,tenendomi la tazza.

"Con me non c'è bisogno di dimostrare nulla". "Perché non sono un Giudice, il tuo capo, tua madre, tuo padre o quell'avvenente Matrioska che ci fissa dall'altra parte del bancone". 

Balbettai:"Non capisco, non ti aspetti anche tu qualcosa da me?"Non è possibile che tu non...
Mi feci un cenno con la testa indicandomi la tazza. 

"Stiamo solo facendo colazione, il resto non conta". 




"Dannuate coppie che sbuocciano nel mio bar". 

  





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